Sparita dai radar per un paio d’anni, la famigerata “Truffa del catalogo” è tornata prepotentemente a mietere vittime anche nella nostra Regione. Ma come funziona nel dettaglio?
Si tratta di un raggiro messo in atto da diverse aziende che cambiano continuamente ragione sociale. I commerciali incaricati operano “porta a porta”, prendendo preferibilmente di mira gli anziani e le persone sole in casa e riuscendo, con pressioni più o meno intense (a volte addirittura piantonandosi all’interno dell’abitazione), a strappare quella che comunque pare essere una innocua firma per ricevuta di un catalogo di offerte di mobili, materassi ed arredi: ci si accorge solo in seguito di aver sottoscritto un vero e proprio contratto con impegno ad acquistare merce per migliaia di euro per più anni, spesso persino con un oneroso finanziamento accessorio.
La via d’uscita comunque c’è, ma dipende in gran parte dall’atteggiamento del venditore stesso una volta che ha ottenuto la firma. Se la copia del contratto viene immediatamente consegnata al malcapitato, è sufficiente esercitare il diritto di ripensamento entro 14 giorni, come di prassi per i contratti conclusi fuori dai locali commerciali. Se invece il raggiro viene rivelato solo dopo la scadenza di questo termine, le cose si fanno più complicate, specie se si cede al versamento di una quota a titolo di caparra sotto la promessa di “uscire dal circuito” con un unico acquisto.
Ecco perché è opportuno seguire tutta una serie di consigli per difendersi (anche in via preventiva):
- Prestare sempre la massima attenzione a cosa si firma, specie quando si tratta – come in questo caso – di documenti su carta copiativa;
- Se si è firmato, non consegnare alcuna somma di denaro – e soprattutto non in contanti! – nemmeno sotto minaccia di fantomatiche azioni legali da parte dell’azienda venditrice: quella descritta è a tutti gli effetti una pratica commerciale scorretta ed il vincolo contrattuale comunque nullo perché affetto da vizio del consenso;
- Se si è ricevuta merce a casa, siano campioni pubblicitari o propriamente mobili d’arredo, è consigliabile lasciarla imballata, immacolata e pronta ad essere restituita (anche perché si tratta di vere e proprie “patacche”, o comunque di merce di valore immensamente inferiore al prezzo di vendita demandato);
- Ricordarsi che un eventuale finanziamento sottoscritto assieme al contratto di vendita si qualifica come “accessorio”, come contratto connesso e dipendente da quello principale: se decade quest’ultimo, ad esempio perché si è esercitato il diritto di ripensamento, anche il primo resta privo di effetti;
- Rivolgersi all’associazione consumatori non solo per ricevere assistenza tout court, ma anche e soprattutto per segnalare questi squallidi giochetti – e dunque queste aziende – all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato);
- Se del caso, contattare le Forze dell’Ordine;
- Raccomandarsi una volta in più con i propri anziani, le vittime predilette di questi e altri venditori porta a porta che non esitano a giocarsi anche la carta del giovane che fatica ad entrare nel mondo del lavoro pur di portare a casa il contratto e le provvigioni ad esso connesse: vale la pena di parafrasare il celebre film horror e dir loro di non aprire sempre quella porta.
(P.B.)
Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. Ripartizione 2015