SPID: lo stato dell’arte

SPID: lo stato dell’arte

SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale: il servizio basato su credenziali e password univoche che consente a ogni cittadino di avere una propria identità digitale, da utilizzare per accedere a moltissimi servizi online di Pubbliche Amministrazioni e imprese private.

Nel 2013 in Parlamento viene proposta la realizzazione di un sistema unico per l’identificazione degli utenti, con l’obiettivo di semplificare la vita a cittadini e imprese nelle loro relazioni con la Pubblica Amministrazione e con i fornitori di servizi privati, superando la modalità di creazione di account e password sempre diversi.

Il progetto prende ufficialmente forma nel 2015 con l’intervento dell’agenzia tecnica della Presidenza del Consiglio, la quale stabilisce una serie di regole tecniche e attuative e definisce un primo elenco di gestori accreditati e abilitati al rilascio delle nuove identità.

Il sistema è formalmente varato nel 2016, ma dal 2020 il DL “Semplificazione e innovazione digitale lo impone alle Pubbliche Amministrazione come unico metodo di identificazione per l’accesso ai servizi digitali.

L’identità digitale è stata pensata come gratuita, l’unico costo che sostengono i cittadini è legato all’identificazione iniziale. Questo, unito al sempre maggiore numero di utenti che utilizzano lo SPID, ha contribuito a rendere i costi insostenibili; infatti, le identità digitali erogate sono oltre 34 milioni, e permettono ai cittadini di accedere a numerosi servizi della pubblica amministrazione.

Richiedere lo SPID è abbastanza semplice, ciò nonostante, a dicembre l’idea diffusa è che lo SPID fosse uno strumento scomodo e farraginoso, specialmente per gli anziani e dovesse essere superato in favore della Carta di Identità Digitale, senza peraltro considerare che per l’accesso sono necessari PIN, PUK, lettore di Smartcard o smartphone con NFC aprendo ad una serie ulteriori di problematiche.

Nelle scorse settimane il sottosegretario Butti ha convocato i gestori, e sono state trovare le risorse per sostenere i nuovi costi di gestione che i provider non potevano più sostenere. L’ambizione del governo nel lungo periodo è quella di creare un’unica Identità Digitale Nazionale (IDN) che assimili CIE e SPID.

Nel frattempo, anche l’Europa si sta muovendo verso un sistema unificato di identità digitale: il progetto si chiama European Digital Identity Wallet, un “portafoglio” digitale sotto forma di applicazione mobile in grado di raccogliere le identità digitali dei cittadini europei ma non solo, potrà raccogliere anche documenti come la patente e altri tipi di attestazioni come titoli di studio o IBAN.

Il digital wallet europeo è in via di sperimentazione, ma trattandosi di un aggregatore di identità digitali simile a quello che dovrebbe essere l’Identità Digitale Nazionale, c’è il rischio di avere un doppione italiano di un servizio europeo che arriverà a breve. Occorrerà attendere i prossimi sviluppi per conoscere il destino dello SPID e delle identità digitali.

La delega pluriennale del servizio ha come obiettivo far sì che lo strumento rimanga attivo e si evolva verso il finale di una Identità Digitale priva delle complicazioni da cui è stata gravata fino ad oggi.

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